Mauro Moscati (attore)

A proposito di Abile 2.0…

Due parole sul tuo personaggio

Dario è un ragazzo che usa il bastone bianco ed indossa occhiali scuri, il suo modo di fare mette in difficoltà chi lo incontra per la prima volta e Sofia (Tabata Caldironi) non fa eccezione: è un finto cieco o un non-vedente?

Che cosa ti ha lasciato questa esperienza?

Sicuramente una maggiore consapevolezza del lavoro svolto dagli attori professionisti e dell’impegno che ci vuole per impersonare un ruolo, infatti, sebbene io interpretassi “me stesso” ho potuto vivere sulla mia pelle quanto sia stressante ripetere la stessa scena fino al ciak buono, per non parlare delle difficoltà e dello stress durante le riprese effettuate su set “aperti” (dove il regista non ha il pieno controllo di ciò che succede nell’ambiente circostante).

Sei un attore professionista?

No.

Perché hai deciso di recitare in questo docufilm?

Effettivamente la mia partecipazione come attore in Abile 2.0 era in forse: come regista e produttore mi sarebbe piaciuto avere un attore professionista ad interpretare Dario ma, parlando con gli altri interpreti, mi sono reso conto del fatto che il lavoro di preparazione che avrebbe dovuto fare sarebbe stato lungo e complesso così, alla fine, mi sono deciso e mi sono “ingaggiato” anche come attore.

Come ti senti trovato a lavorare coi tuoi colleghi attori?

Molto bene, devo dire che è stata veramente una bella esperienza.

Prossimi impegni?

Probabilmente l’esame di Fisica Tecnica e poi chi lo sa… un altro esame o forse un altro film…

Qual è stata la scena più impegnativa?

Ad un certo punto c’è un dialogo tra il mio personaggio e Carlo (Nicola Robutti), il ragazzo di Sofia (Tabata Caldironi), in quella scena c’è un momento di “cameratismo” tra i nostri due personaggi e sebbene i dialoghi non fossero particolarmente complessi mi è risultato particolarmente difficile portare a casa un ciak buono, non a caso credo che sia stata tra le scene più ripetute.